In questa estate del 2021 – un anno per tanti motivi così particolare – abbiamo deciso di passare le vacanze riscoprendo il nostro territorio, la Valle d’Aosta, seguendo un concetto definito come turismo di prossimità. Dopo avere trascorso un weekend in (gran) Paradiso a Cogne abbiamo pensato di (ri)scoprire La Thuile. Io (Andrea) ho svolto il servizio militare in questa località ed avevo una grandissima voglia di tornarci... Così, bando agli indugi, abbiamo prenotato l'albergo, preparato i bagagli e siamo partiti!
Giorno 1: il lago d'Arpy e la Maison Musée Berton
Lago d'Arpy
Iniziamo il nostro primo giorno di vacanza alzandoci di buonora per fare un'escursione verso il lago d’Arpy, specchio d'acqua di origine glaciale situato nel comune di Morgex, che è diventato una meta molto gettonata vista la facilità del percorso.
Saliamo al colle San Carlo e lasciamo l’auto nel piccolo parcheggio di fronte al ristorante “La Genzianella”, dove prenotiamo già un tavolo per il pranzo (perché in viaggio bisogna saper essere previdenti...). Iniziamo a percorrere il sentiero, che dopo un primo tratto in leggera salita prosegue prevalentemente in piano e permette di godere appieno del panorama facendo due chiacchiere mentre si cammina.
In poco meno di un’ora arriviamo al lago, che illuminato dai primi raggi di sole brilla con mille riflessi d’argento ed è davvero uno splendore! Raggiungiamo rapidamente alcune cascatelle vicine e quando torniamo indietro le rive del lago sono già gremite di gente: è bastata mezzora perché l'atmosfera idilliaca che abbiamo trovato al nostro arrivo scomparisse.
Dopo le foto di rito, vista l’ora decidiamo di prendere la via del ritorno per andare a pranzo. Lungo la discesa incrociamo una fiumana quasi ininterrotta di persone che salgono: qualcuno ha un pallone, qualcuno ha un frisbee... Sembrano più dei vacanzieri da spiaggia che escursionisti diretti ad un laghetto alpino. Sentendoci meravigliosamente controcorrente rispetto a questo modo di vivere le vacanze in montagna, arriviamo al ristorante in tempo per evitare la ressa e gustare il pasto in totale quiete.
Una volta rifocillati imbocchiamo un breve sentiero alle spalle del ristorante, in direzione opposta al lago, e in 10 minuti raggiungiamo il Belvedere d’Arpy, una piccola terrazza erbosa da cui si gode una vista spettacolare del Monte Bianco. Io (Sandra) resterei per ore in questo magnifico silenzio a contemplare cotanta bellezza ma io (Andrea) riporto la mia sognante compagna alla realtà: dobbiamo tornare alla nostra auto perché a La Thuile ci aspetta un appuntamento imperdibile!
Maison Musée Berton
Nel centro di La Thuile la bella casa delle vacanze di Louis e Robert Berton, due facoltosi fratelli aostani appassionati di cultura e tradizioni della loro regione, nonché collezionisti di oggetti d’arte, è stata trasformata in museo in base alle loro disposizioni testamentarie.
La Maison Musée Berton conserva al suo interno mobili, sculture, stampe, libri e oggetti d’artigianato che costituivano le collezioni dei proprietari. L’allestimento è molto coinvolgente perché più che visitatori di un museo sembra di essere ospiti invitati personalmente dai due fratelli. Inoltre da circa un anno il museo organizza un mistery game intitolato “Il mistero del testamento scomparso”, una divertente caccia al ladro per scoprire le collezioni in modo insolito.
Arriviamo puntuali all’appuntamento con il commissario Armand Tousclaire, che ha espressamente richiesto il nostro aiuto per risolvere un caso intricatissimo. Durante una cena a Maison Berton, approfittando di un’interruzione di corrente, qualcuno ha aperto la cassaforte e si è impossessato del testamento dei fratelli Berton.
Seguendo la mappa ci aggiriamo tra taverna, cantina, salotto, biblioteca e camere da letto risolvendo i vari enigmi. Scoprendo nuovi indizi e leggendo le varie deposizioni ricostruiamo i legami tra le persone presenti alla cena e gli eventuali moventi, fino allo smascheramento finale del colpevole. Divertente, ben ideato e basato sull'uso dei QR code, questo mistery game parte dalla vita reale dei fratelli Berton per creare una fantasiosa trama poliziesca che permette una fruizione nuova e originale del museo.
Ovviamente senza il nostro aiuto il commissario Tousclaire non avrebbe mai risolto il mistero... Per questo ci ha chiesto la disponibilità ad effettuare consulenze qualora si presentasse un altro caso complicato a La Thuile, e noi abbiamo accettato!
Giorno 2: il Colle del Piccolo San Bernardo, il Giardino Botanico Chanousia, l’Ospizio di San Bernardo e il lago di Verney
Colle del Piccolo San Bernardo
Al nostro risveglio troviamo ad attenderci un minaccioso cielo plumbeo, che ci fa desistere dal partire per l’escursione ai laghi del Rutor che avevamo progettato. Così decidiamo di salire al colle del Piccolo San Bernardo, che dista solo 20 minuti di macchina dal centro di La Thuile, per visitare storiche antichità, il giardino alpino Chanousia e il famoso ospizio.
Iniziamo a salire e curva dopo curva ci troviamo immersi in un paesaggio che non ha nulla da invidiare ai maestosi scenari de “Il Signore degli Anelli”, e non ci stupisce che questi territori fossero frequentati sin dal neolitico come luoghi di culto.
Tre diversi itinerari a piedi – che partono dal parcheggio vicino al confine con la Francia o dall’ospizio – conducono alla scoperta di vestigia romane, di un cromlech (cerchio di pietre) e di postazioni della Prima Guerra Mondiale. Noi scegliamo il più facile, che ci porta ai resti di un tempietto gallo-romano forse dedicato a Giove, raffigurato su una lamina ritrovata nelle vicinanze e su un bel busto argenteo ora conservato al MAR - Museo Archeologico Regionale di Aosta.
Arriviamo poi al cromlech, struttura il cui nome deriva dalle parole gallesi crom (rotondo) e lech (pietra). Si tratta di un cerchio formato da 46 pietre, con un diametro di circa 80 m e quasi completamente interrato dagli archeologi per proteggerlo dai danni causati dal clima e dagli agenti atmosferici, di cui si hanno descrizioni a partire dal 1800. Attribuito al passaggio di Annibale e poi interpretato come cromlech, in realtà la sua funzione è tuttora un mistero.
Entrambe queste costruzioni testimoniano come l’area fosse ritenuta sacra fin dall’antichità. La strada romana delle Gallie passava rispettosamente accanto al cerchio di pietre, che invece venne letteralmente tagliato in due nel 1862 per farci passare la strada internazionale, poi ampliata durante il periodo fascista. Solo nel 2012 il cromlech è stato ripristinato come area archeologica unitaria, con conseguente deviazione del percorso della strada all’esterno del cerchio.
Senza falsa retorica possiamo dirvi che sul colle si respira un'atmosfera decisamente particolare, che istintivamente porta ad osservare un religioso silenzio.
Giardino Botanico Chanousia
Continuiamo lungo il sentiero e raggiungiamo il Giardino Botanico Alpino Chanousia che si estende per circa 10.000 m² ad un’altitudine di 2170 m ed è il più antico giardino alpino italiano. Per chi arrivasse in auto, il giardino si trova comunque lungo la strada internazionale e dispone di un comodo parcheggio.
Chanousia venne inaugurato il 29 luglio 1897 ed è dedicato al suo creatore abate Pierre Chanoux, originario di Champorcher e rettore per 50 anni del vicino Ospizio di San Bernardo, che lo progettò per coltivare le specie alpine più belle e in via d’estinzione. Alla sua morte nel 1909 l’abate venne sepolto in una cappella poco distante dal suo amato giardino. L’Ordine Mauriziano, che gestiva l'Ospizio, affidò la cura del giardino al collaboratore di Chanoux dottor Lino Vaccari, che vi si dedicò con passione. Nel 1940 si contavano oltre 2500 specie provenienti dagli ambienti montani di tutto il mondo e la fama del giardino si diffuse negli ambienti scientifici.
L’armistizio del settembre 1943 obbligò Vaccari ad abbandonare precipitosamente il giardino che, insieme all’Ospizio, venne quasi completamente distrutto. Alla fine del conflitto entrambe le strutture passarono sotto la sovranità della Francia, pur restando di proprietà privata dell'Ordine Mauriziano e del Comune di La Thuile.
Grazie alla nascita di una fondazione internazionale, nel 1976 iniziò la ricostruzione e la ricerca delle specie sopravvissute, che risultarono essere poco più di un centinaio. Oggi il giardino è gestito dall’associazione “Jardin historique du Col du Petit Saint Bernard – La Chanousia” che grazie alla collaborazione di volontari – studenti universitari di botanica italiani, francesi e svizzeri – ospita circa 1200 specie. Siamo lontani dalla ricchezza del 1940, ma l’amore con cui viene curato è stato chiaramente percepibile durante la nostra visita.
Il giardino è in continuo divenire e, neve permettendo, è aperto da inizio luglio a metà settembre con orario continuato.
Ospizio di San Bernardo
Il nostro itinerario a piedi sul colle termina all’Ospizio fondato da San Bernardo di Aosta, canonizzato nel 1681 e festeggiato il 15 giugno. Il santo è il protettore dei viaggiatori di montagna, degli sciatori e degli alpinisti. La leggenda vuole che sia salito al valico del Piccolo San Bernardo perché il diavolo terrorizzava i viaggiatori; dopo aver colpito il demonio col suo bastone lo imprigionò tirandogli addosso la sua sciarpa, che si tramutò in catene.
La storia invece, nel corso del XI secolo, lo vede fondatore dei due ospizi del Grande e Piccolo San Bernardo, strutture che offrivano ospitalità e protezione a tutti i viandanti. L’Ospizio del Piccolo San Bernardo è stato gestito dall’Ordine Mauriziano dal 1752 fino alla Seconda Guerra Mondiale, servendo una media di oltre 10.000 pasti all’anno ai viaggiatori.
Nei secoli venne saccheggiato e danneggiato più volte, ma fu durante il secondo conflitto mondiale che venne abbandonato e quasi completamente distrutto.
Dal 2005 è gestito dalla stessa associazione del giardino botanico Chanousia e oggi ospita la mostra permanente dedicata alla storia del colle, un infopoint, un ristorante. Inoltre dispone di 30 posti letto... Nel caso voleste trascorrere una notte in un luogo che in passato ha dato rifugio a migliaia di persone che viaggiavano in condizioni molto più disagevoli delle nostre.
Lago di Verney
Ripresa l’auto torniamo indietro verso La Thuile e ci fermiamo al bel laghetto di Verney, ultima tappa della nostra giornata, facilmente raggiungibile perché dotato di un comodo parcheggio.
Questo lago di origine glaciale si trova a 2088 m di altitudine. Con la sua estensione di 0,2 km² è il più vasto specchio lacustre naturale della Valle d’Aosta e si può percorrerne l’intero perimetro con una facile passeggiata di circa 45 minuti.
Sulle sue sponde le mucche che si godevano placidamente il sole pomeridiano sono state una vera calamita per me (Sandra), quindi sono partita subito di corsa per salutare da vicino le splendide muuuu, come le chiamo io. Andrea dice che prima o poi mi beccherò qualche cornata ma per ora tutto si risolve con un po' di scompiglio e qualche grattatina sulla testa... Del resto come si può resistere a musetti così simpatici?
Giorno 3: le cascate del Rutor e il Rifugio Deffeyes
Cascate del Rutor
Dedichiamo la nostra ultima giornata all’escursione più impegnativa della nostra breve vacanza, che ci porterà nella fase iniziale ad ammirare le tre cascate del Rutor e poi al rifugio Deffeyes.
Il Rutor è il ghiacciaio che domina La Thuile e con i suoi 8,4 km² di superficie è il terzo ghiacciaio per estensione della Valle d’Aosta (i primi due sono quello del Miage e del Lys) e da esso si generano delle cascate considerate tra le più belle della regione.
Partiamo al mattino presto, saliamo in auto fino al piccolo parcheggio della frazione di La Joux (1603 m) e da qui imbocchiamo il sentiero che in poco più di 20 minuti ci porta al piccolo belvedere sulla prima cascata.
Proseguiamo quindi verso la seconda, che un cartello indica trovarsi a 40 minuti di cammino; ma l’informazione non è corretta, perché dopo una mezz'ora appare un altro cartello che indica ancora 35 minuti... Questa cosa mi ha (sono Sandra) messa in difficoltà: non sono una camminatrice allenata come Andrea e percepire dai segnali che la cascata invece di avvicinarsi si allontanava mi ha psicologicamente provata non poco.
Il sentiero, che oltre ai segnali sbagliati e alla ovvia pendenza in salita presentava anche dei bei gradoni, mi aveva praticamente distrutta. Volevo mollare e tornare indietro quando un grido disperato proveniente dal basso mi ha trattenuta: “Bastaaaaa, ti pregooooo, papà basta!”. Un urlo che si è ripetuto più volte, finché non abbiamo visto fare capolino un bimbo trascinato per mano da un padre visibilmente imbarazzato. “ Tu e le tue cascateeeee!”, ha aggiunto il pargolo. Come resistere a tale spudorata sincerità? Tutti gli escursionisti sorridevano!
Mentre riprendevo fiato li abbiamo lasciati passare, salutandoli come è d’uso tra gli escursionisti. Il padre ha risposto mentre il bimbo è rimasto muto. “Saluta i signori!” e il piccolo niente... “Salutaaaaa!” e ancora niente... “Ecco, sei anche un maleducato!”, rimbrotta il genitore. “No, non sono maleducato, è che non voglio fargli vedere che mi fai piangereeeeee!”. E poi di nuovo l’immancabile “Bastaaaaaaa!”.
Ci siamo accodati al simpatico duo e abbiamo terminato insieme il tragitto fino alla seconda cascata, con un costante sottofondi di grida. Avrei voluto dire al bambino che con quei polmoni non poteva avere nessun problema a raggiungere la cima (e nemmeno l'Everest, probabilmente...), ma mi sono trattenuta. Comunque, grazie a questi momenti di ilarità, senza rendermene conto siamo arrivati alla seconda cascata. Da qui, in 5 minuti si arriva alla terza e al ponte (inaugurato nel 2014) che la attraversa permettendo di ammirarla da vicino.
Dopo le immancabili foto iniziamo a scendere dall’altro versante, e seguendo un percorso un po' accidentato che attraversa una pietraia siamo arrivati ad uno splendido belvedere proprio di fronte alle cascate, che ci ha permesso di apprezzare appieno la loro magnificenza e anche di fare un meritata pausa golosa!
Rifugio Deffeyes
Ritorniamo sui nostri passi e imbocchiamo il sentiero che sale fino al rifugio Deffeyes, da cui si godono viste spettacolari sul vasto ghiacciaio del Rutor, sul Monte Bianco e sulla Grande Assaly.
Se ve la sentite, dopo le tre cascate potete proseguire fino all’Alpage du Glacier e da qui raggiungere il bel Rifugio Albert Deffeyes con una camminata di circa 1 ora e mezza, il cui ultimo tratto (complice anche la stanchezza) è stato davvero duro. Il rifugio, aperto da metà giugno a metà settembre, venne costruito nel 1953 ed è di proprietà del CAI di Aosta. Si trova ad un’altitudine di 2494 m in un vallone ricco di laghi, ai piedi del ghiacciaio.
Seguiamo il sentiero intorno al lago Rutor fino alla chiesetta di San Grato e Santa Margherita, che sostituisce quella costruita nel XVII dopo che un’enorme slavina si era abbattuta sul villaggio di La Thuile. Il paesaggio qui è davvero maestoso e intravediamo greggi di pecore che pascolano in tutta libertà, ma la fatica inizia a farsi sentire e quindi ci avviamo al rifugio per un pasto leggero (polenta e spezzatino di cervo...) prima di prendere la via del ritorno.
Purtroppo questa breve vacanza è finita troppo presto. Per noi La Thuile è stata davvero una bella sorpresa perché ha davvero molto da offrire sotto tutti i punti di vista: non vediamo l’ora di tornarci!