La figura di Matilde di Canossa mi affascina (sono Sandra) fin dai tempi della scuola. Il fatto che una donna determinata e intelligente, in un periodo dominato da guerrieri maschi dai truci soprannomi, abbia saputo riunire sotto il proprio dominio quasi l’intera Italia settentrionale ha sempre suscitato la mia ammirazione.
Mentre preparavamo l’itinerario del nostro viaggio in Vallonia non mi sarei mai aspettata di imbattermi proprio in Matilde di Canossa e apprendere che aveva dei possedimenti anche in Belgio, derivanti dalla famiglia materna. E nemmeno che la sua figura è indissolubilmente legata a una delle birre trappiste più famose al mondo, l’Orval, prodotta nell'omonima abbazia. Inoltre abbiamo anche scoperto che la birra artigianale Matildica. non solo è dedicata alla grande contessa medievale ma è prodotta nel birrificio Millevertus, poco distante dall’abbazia di Orval. A volte il mondo è davvero piccolo!
Orval e la leggenda di Matilde di Canossa
La leggenda narra che durante una cavalcata Matilde si fermò per rinfrescarsi ad una fonte. La fede nuziale le scivolò nell’acqua e così, disperata, iniziò a pregare la Madonna affinché potesse recuperare l’anello. Ad un certo punto una trota uscì dall'acqua stringendo in bocca il prezioso monile.
Matilde allora esclamò: “Questa è davvero una valle d’oro!” (in francese val d’or) e da questo mito si dice derivino il nome Orval e il marchio sull’etichetta delle bottiglie della famosa birra, che raffigura appunto una trota con un anello in bocca.
In segno di ringraziamento la contessa fece erigere in quel luogo un monastero, come attestato da un documento del 1124 che le attribuisce la donazione di una grande somma per la fondazione dell’Abbazia di Orval, dove tuttora si può vedere la fontana di Matilde.
La storia dell’abbazia di Orval
L’abbazia di Notre Dame d’Orval è un monastero cistercense che sorge nella provincia vallone del Lussemburgo, lungo il corso del fiume Semois, ed è celebre per la produzione di birra e formaggio.
Nel 1070 un gruppo di monaci benedettini provenienti dalla Calabria si stabilì lì su invito del conte di Chiny e iniziò la costruzione di una chiesa. Ma dopo alcuni anni, per motivi sconosciuti, abbandonarono il sito e al loro posto si insediò una comunità di canonici (forme di vita comune del clero con voti solenni di povertà, obbedienza e castità) che terminò la chiesa nel 1124.
La storia del monastero è segnata da tre grandi incendi e dalle successive ricostruzioni: il primo nel 1252, il secondo nel 1637 durante la guerra dei trent’anni e l’ultimo nel 1793 durante la rivoluzione francese (la Vallonia era un dominio francese), che rase al suolo il complesso monastico e disperse l’intera comunità.
Nel 1926 la famiglia Harenne divenne proprietaria delle terre su cui sorgevano le rovine e le offrì all’Ordine Cistercense, che iniziò un'ennesima ricostruzione. Orval riottenne il riconoscimento di abbazia nel 1935, mentre la nuova chiesa venne consacrata nel 1948.
Le rovine degli edifici medievali sono visitabili ancora oggi. L’abbazia moderna invece, tuttora abitata dai monaci, non è aperta al pubblico se non limitatamente alla chiesa durante le funzioni della domenica.
La visita all’abbazia di Orval
La visita dell’abbazia inizia dalla maison des hôtes (l'ostello del convento, dove alloggiavano i pellegrini) nella quale grazie a grandi schermi interattivi viene raccontata, in varie lingue, la storia del monastero. Io (Andrea), da inguaribile appassionato di modellismo e Lego, sono stato subito attratto dalle ricostruzioni in scala che mostrano l'evoluzione dell'abbazia attraverso i secoli. Io invece (Sandra), dopo averne sentito tanto parlare, non vedevo l'ora di correre a vedere la fontana di Matilde. Eccola finalmente, in un angolo riparato del cortile, sormontata da un affresco moderno... Sinceramente l’immaginavo più imponente ma resto ugualmente incantata dall’atmosfera serena che vi regna.
La stessa sensazione che si percepisce camminando tra i resti dell’antico monastero medievale o nel piccolo giardino di erbe officinali suddiviso in base al loro effetto benefico: urinario, digestivo, circolatorio, respiratorio e neurologico. A fianco un piccolo museo ricrea una farmacia del XVIII secolo, quando l’abbazia era famosa per le sue pozioni e la sua eau d'arquebusade (acqua d’archibugio), nome di un antico rimedio per le ferite d'arma da fuoco.
La visita più attesa è quella dell’edificio chiamato Communs Abraham perché un tempo ospitava locali di lavoro, zone “comuni”, tra cui l’atelier del frate pittore Abraham Gilson. Oggi è sede di un piccolo museo sulla fabbricazione della birra d’Orval.
La birra trappista di Orval
Il birrificio interno all’abbazia è stato aperto nel 1931 ed è visitabile solo una volta l’anno nelle cosidette giornate “porte aperte”, previa prenotazione online. Normalmente i posti disponibili si esauriscono in poche ore!
Per avere il riconoscimento di autentico prodotto trappista una birra o un alimento deve essere fabbricato all’interno di un’abbazia cistercense della stretta osservanza (o trappista), i frati devono essere coinvolti direttamente nella sua produzione e i proventi derivati dalla vendita devono essere destinati a opere sociali o al sostentamento della comunità.
In Belgio vi sono cinque birrifici trappisti di cui tre in Vallonia: l’abbazia di Notre Dame di Orval (birra Orval), l’abbazia di Saint Remy de Rochefort (birra Rochefort) e l’abbazia di Scourmont (birra Chimay). Purtroppo i birrifici di queste ultime due non sono visitabili.
Purtroppo non abbiamo potuto partecipare alla visita del birrificio perché non era il weekend dedicato alle visite, ma questo museo che raccoglie anche vari cimeli d’epoca è stato comunque interessante ed esaustivo.
Le materie prime utilizzate nel processo di birrificazione sono: acqua (ne servono circa 7 litri per produrre 1 litro di birra), che proviene ancora dalla fontana di Matilde; malto, cioè chicchi d'orzo germogliati e poi fatti essiccare; luppolo, pianta che conferisce il caratteristico gusto amarognolo (serve a bilanciare la dolcezza degli elementi fermentati e a conservare meglio la birra); zucchero candito.
Alla fine della visita ci è venuta una gran sete (da non credere, vero?) e una gran voglia di assaggiare non solo questa birra ma anche l’altro prodotto dell’abbazia, l'altrettanto celebre formaggio.
Dove mangiare a Orval
A due passi dall’abbazia si trova il punto ristoro ufficiale, “À l’Ange Gardien” (All’Angelo Custode) dove si possono degustare birra e formaggio d’Orval. Ma questo è soprattutto l’unico posto dove si può bere l’Orval Verte (verde) alla spina, varietà che non si trova in commercio. Si tratta di un locale dall'ambiente vivace, dove consumare un pasto veloce ma gustoso. Per cominciare abbiamo ordinato una degustazione di tre birre abbinate a tre formaggi con differenti stagionature, poi abbiamo proseguito con classici piatti da brasserie e infine concluso con un buon dessert.
Siamo rimasti talmente soddisfatti da decidere di tornare sui nostri passi e acquistare alcuni prodotti nel negozio dell’abbazia, il posto migliore dove comprare a km zero e ai prezzi più vantaggiosi birra (massimo 1 cartone da 10 bottiglie a cliente, formaggio e quando è stagione anche il miele di api nere (nome scientifico Apis mellifera mellifera).
Il nostro viaggio in Vallonia non poteva iniziare nel modo migliore... Come sarà andata in seguito? Lo scoprirete nel prossimo post!