Il Guinness dei primati è un libro che viene pubblicato ogni anno a partire dal 1955 e raccoglie tutti i primati del pianeta, da quelli naturali a quelli sportivi per arrivare ai più bizzarri a cui si possa pensare. Dopo la Bibbia e il Corano, è il libro più venduto al mondo.
Lo potete sfogliare tutto da cima a fondo ma non troverete da nessuna parte l’indicazione che Durbuy sia “la città più piccola del mondo”, eppure questa cittadina della Vallonia è pubblicizzata ovunque con questo slogan. Come si spiega?
La più piccola città al mondo?
Questa espressione arriva da lontano, precisamente da una carta delle franchigie (atto giuridico medievale con cui il signore locale concedeva particolari autonomie) promulgata nel 1331 dal re Giovanni I di Boemia, conte di Lussemburgo.
Questo documento attribuiva a Durbuy, che allora era poco più di un castello (il nome deriva dal celtico duro-bodion, cioè l’abitazione vicino alla fortezza), lo status di città e con esso tutta una serie di privilegi sui villaggi limitrofi, come poter organizzare fiere annuali, imporre dazi o costruire fortificazioni. Le mura di Durbuy proteggevano però solo una superficie di 2 ettari, ragione per cui è nato l’appellativo, appunto, di città più piccola del mondo.
E adesso vi chiederete giustamente: a chi va attribuito questo primato? A Hum (Colmo), in Croazia, che con un’estensione di 100 x 30 m e 24 abitanti si aggiudica il titolo.
Cosa fare e vedere in un giorno a Durbuy
Arriviamo a Durbuy in un giorno piovigginoso, l’unica giornata senza sole trovata durante il nostro viaggio in Vallonia.
Parecchio scoraggiati prendiamo l’ombrello e decidiamo comunque di tentare una visita dell’abitato, anche perché vogliamo andare all’Ufficio del Turismo a conoscere di persona Brigitte, la gentilissima addetta con cui abbiamo intrattenuto una prolifica corrispondenza prima di partire e che ci ha aiutato tanto ad organizzare la nostra giornata.
La scelta si rivela vincente perché la pioggia cessa poco dopo e, seppur non faccia capolino il sole, possiamo comunque fruire di ogni attrattiva locale.
La vieille ville (città vecchia) conserva il suo carattere medievale, con le case in pietra e le strette vie acciottolate. Il centro storico è dominato dal castello della famiglia d’Ursel, che ne prese possesso nel 1726 iniziando varie opere di restauro e ampliamento. Il maniero è tuttora abitato dalla famiglia e purtroppo non è visitabile.
Con il suo colore rosso la Halle aux Blés (mercato coperto del grano) attira subito la nostra attenzione e decidiamo di iniziare da qui la nostra visita della città. L’edificio, classificato come Patrimonio Eccezionale della Vallonia, è suddiviso su tre livelli ed è la testimonianza della prosperità raggiunta da Durbuy nel XVI secolo, epoca in cui svolgeva la funzione di mercato coperto e sede della magistratura. Oggi ospita il museo d’arte moderna e contemporanea e mostre temporanee.
L’interno, con i pavimenti non livellati e le pareti a graticcio, merita da solo la visita. Quello che si vede oggi è il risultato dell’abile restauro effettuato nel 2005 che, con l’aiuto degli archeologi, ha ridato alla struttura il suo aspetto originario e l’ha resa di nuovo fruibile dal momento che non rispettava più le norme di agibilità.
Il museo è aperto in giorni e orari variabili in base alla stagione, per cui vi consigliamo di verificare in anticipo la pagina degli orari sul sito. Il biglietto d’ingresso costa 5 euro, non sono ammessi gli animali e le persone a mobilità ridotta hanno un accesso limitato. Inoltre è attivo un servizio di noleggio di audioguide (in francese, inglese, tedesco e olandese) per la visita del centro storico al costo di 5 euro l’ora.
Noi abbiamo deciso di esplorare il piccolo centro storico proprio avvalendoci di queste audioguide, che ci hanno raccontato come nel XVII secolo due congregazioni religiose di regola francescana (i frati minori Recolletti e le Penitenti Recollettine) si installano a Durbuy dedicandosi all’istruzione e all’aiuto dei poveri. La costruzione dei loro conventi portò ad una trasformazione della città, con l’abbattimento di buona parte delle mura medievali. L’attuale chiesa parrocchiale di San Nicola, in stile gotico, era in origine la chiesa del loro convento che dopo varie destinazioni d’uso è ora una residenza privata.
Il piccolo centro si visita in fretta (non per niente è il centro della città più piccola del mondo...), in un susseguirsi di edifici storici tra cui sono posizionate due sculture recenti: il “Bambino con il Libro” e il “Maialino Curioso” davanti alla macelleria Bodson.
La passeggiata ci porta fino al celebre anticlinale di Durbuy, conosciuto anche come roccia di Homalius (dal nome del geologo che per primo lo descrisse nel 1807) o La Falize, una parete di roccia granitica formata da strati di calcare increspato dal movimento tettonico.
Ci allontaniamo di poco dal centro per visitare il Parco Topiario che su un’estensione di 10.000 m² ospita 250 piante tra cui bossi, tassi e agrifogli, potate in maniera artistica a raffigurare animali o persone. Ci vogliono anni e anni di paziente lavoro da parte dei giardinieri per ottenere le forme desiderate. Alcune sono ancora in divenire e quindi ci vuole un po' di fantasia per riconoscere i soggetti, ma in ogni caso la passeggiata nei giardini è davvero un'esperienza affascinante.
Terminiamo la nostra giornata con un giro sul trenino turistico che ci permette di arrivare al belvedere, da cui si gode una splendida vista della città, e che durante il tragitto ci fa scoprire anche il bellissimo parco avventura della città.
L’Adventure Valley Durbuy è il più grande parco avventura del Belgio e propone molte attrazioni e attività adatte a tutta la famiglia, sia al chiuso che all’aperto, come la teleferica tirolese lunga 1 km, il percorso tra gli alberi, le discese in kayak del fiume Ourthe, salti in caduta libera ed escursioni in mountain bike. Purtroppo non avevamo il tempo necessario per apprezzare appieno questa attrazione e abbiamo dovuto rinunciarvi ancora più a malincuore dopo averla attraversata con il trenino. Motivo in più per tornare!
Dove mangiare a Durbuy
L’abbiamo notato subito passeggiando nelle vie del centro e abbiamo prenotato per cena un tavolino a La Canette. Un locale come piace a noi: gestione familiare, ambiente curato, cucina che valorizza i prodotti stagionali del territorio. Varchi la soglia e ti sembra di entrare a casa della nonna nel 1950, tanto che non ti stupiresti di vedere Georges Simenon seduto ad un tavolo che fuma la sua pipa.
Anche qui scopriamo una nuova birra, la DurbuyZ, una birra artigianale bionda che ben si adatta alla cena gustosa che ci viene servita.
Il nostro viaggio procede con nuove scoperte, non solo splendidi paesini immersi nella natura ma anche prelibatezze birrogastronomiche da leccarsi i baffi. Non vediamo l’ora che la Vallonia ci sveli le sorprese che ci attendono nelle prossime tappe... Al prossimo post!