In una soleggiata domenica di inizio novembre ci ritroviamo ad Aosta per partecipare alla visita della Villa Romana della Consolata, organizzata dalla Delegazione FAI di Aosta e tenuta dall’archeologa Stella Bertarione.
La villa si chiama “della Consolata” per la vicinanza all’oratorio di Nostra Signora della Consolazione, è difficilmente riconoscibile perché, oltre che circondata da alti palazzi, è celata alla vista da una copertura degli anni ‘80 del secolo scorso che non la valorizza, ma che ha fatto comunque il suo lavoro proteggendola.
Villa della Consolata: il ritrovamento
Entriamo, si scende in piano interrato e si arriva ad una balconata su cui sono disposti alcuni pannelli esplicativi che circonda i resti visibili della Villa. Qui Stella inizia a raccontare quando la villa venne scoperta nel 1971, per caso, durante lavori edili per la costruzione di nuovi condomini sulla collina di Aosta, la corsa per salvarne il più possibile, gli scavi per poi passare alla descrizione dei vari ambienti.
Ci vuole fantasia, molta fantasia, per riuscire ad immaginare come doveva apparire questa splendida villa, che ora appare “nuda”, solo con lo scheletro delle mura perimetrali dei vari ambienti ed il disegno preparatorio di quello che doveva essere un bellissimo mosaico pavimentale, ma vale la pena fare un piccolo sforzo di immaginazione, perché questa villa del I secolo A.C. doveva essere la magnifica residenza di un facoltoso dignitario che seguiva da vicino la costruzione di Augusta Praetoria, la futura Aosta.
Villa della Consolata: la visita
La collina di Augusta Praetoria doveva essere costellata da ricche dimore signorili, ma solo questa è giunta fino a noi, aveva dimensioni considerevoli e, oltre alla parte residenziale, aveva una parte agricola circondata da campi e frutteti, giardini, statue e fontane in un tripudio di colori.
Aveva magazzini per lo stoccaggio dei viveri, eleganti terme private con il classico schema delle terme romane: il calidarium, il tepidarium per concludere con il frigidarium. Una sala da pranzo, camere da letto, cucina funzionale ed un grande tablinum (sala di rappresentanza), un pavimento con raffinate decorazioni musive (oggi perduto) che doveva aprirsi in un cortile porticato con giardini.
Erano anni che la volevamo visitare, e abbiamo colto l’occasione migliore, perché per comprendere a pieno architettura, decorazioni, usi è necessaria una guida competente. La Villa è un fulgido esempio di quanto è andato perduto, ma al tempo stesso di quanto ancora abbiamo intorno a noi che merita di essere rivalutato e protetto per le generazioni future.
Oggi abbiamo ancora la possibilità di camminare tra le sale della villa e, con l’immaginazione, incontrare il suo proprietario perché lo dobbiamo all’amore e alla passione degli archeologi come Stella, che da bambina stava ore sul balcone della zia a guardare gli scavi e senza accorgersene decideva il suo futuro.
GRAZIE.